PAOLO VI UNA LUCE CHE CONTINUA

Benvenuta tra noi questa scultura di Cesare Monaco che ritrae papa Paolo VI solenne e amabile, con le insegne pontificali, tra le quali degno di nota è l’anello dei Padri conciliari, che il papa indossò anche una volta eletto al soglio petrino. Nonostante fosse stato preparato il calco, l’anello piscatorio per il pontificato del papa bresciano, non venne mai fuso. Un’unica copia dell’anello piscatorio di papa Paolo VI
è stata realizzata dopo la sua morte, per paura che si rovinasse il calco in cera ed è attualmente indossata da papa Francesco.

Questa scultura cerca di raccontare la vita e l’opera del Papa bresciano, nella sua elevata statura teologica e morale e della sua opera di evangelizzazione.

Paolo VI fu un papa moderno nel pensiero e nel linguaggio, poiché fu straordinario e coraggioso nel raccontare al mondo il volto nuovo della Chiesa e, allo stesso tempo, fu affascinante nel dialogo con il mondo. Il Pontefice fu sì moderno, ma soprattutto fedele, senza tentennamenti, alla Tradizione cristiana nel cui solco era collocato, come fedele interprete e custode, guidando la barca di Pietro attraverso il mare insidioso della storia.

Da questo punto di vista, lo scultore bresciano giunge ad inserire particolari interessanti e densi di significato nella sua opera.
La mano destra del pontefice, mano del Padre, che benedice e indica la direzione sicura da seguire, sta come alla prua di una barca.
Il panneggio del manto, sta allo scafo di un’imbarcazione, indica “il mare con le onde increspate della storia” che la “barca di Pietro” è chiamata ad affrontare per giungere all’approdo sicuro. Infine, il pastorale, a forma di Croce del Figlio Salvatore e Redentore del mondo, sta all’albero maestro della imbarcazione la cui vela, sospinta dalla forza e dal vigore dello Spirito Santo, anima la vita della Chiesa.

Baronio mons. Luciano, Chiecca don Claudio

DESCRIZIONE DELLA VITA DEL PAPA

Giovanni Battista Montini, volle chiamarsi Paolo per indicare il suo desiderio di andare senza sosta, come l’Apostolo, incontro a tutte le genti, a tutte le culture con tutte le dimensioni della sua missione apostolica. Infatti, il Papa, spinto dalla forza dello Spirito Santo, ha vissuto incontri mai prima avvenuti: come fu con il Patriarca Atenagora a Gerusalemme; come fu con gli Alti Rappresentanti delle Nazioni all’ONU, riunite in Assemblea straordinaria per ascoltarlo.

A Concilio aperto, straordinario e clamoroso fu il Pellegrinaggio in Terra Santa: papa Paolo VI giunse là, dove Cristo visse e la Chiesa ebbe inizio. Il Pontefice fu poi in India, nelle Filippine, a Manila, in Uganda, a Kampala, in Colombia, Bogotà, a Hong-Kong, alle porte della Cina. Si portò, inoltre, anche a Fatima per onorare Maria, Madre di Dio e Madre della Chiesa.

Il Papa bresciano, soprattutto, ebbe il gravoso compito di guidare e condurre a termine il Concilio Vaticano II, “opera sovrumana” (cit. Benedetto XVI).

Istituì il “Sinodo dei vescovi” quale organismo permanente di consultazione e di indirizzo della vita del popolo di Dio.

Il suo magistero pontificio fu nuovo nella forma e nel contenuto. La prima lettera enciclica, “Ecclesiam suam”, propose alla Chiesa il dialogo come metodo pastorale. L’esortazione apostolica “Evangelii nuntiandi” mostrò la possibilità di intraprendere nuove vie di evangelizzazione. L’enciclica sociale “Populorum progressio” mostrò al mondo la sollecitudine della Chiesa per lo sviluppo dei popoli. L’enciclica “Humanae vitae” affrontò con coraggio la tematica della sacralità della vita. L’esortazione apostolica “Marialis cultus”, propose la figura di Maria di Nazareth come modello e Madre della Chiesa e dell’umanità intera. Infine, fa da corona l’esortazione apostolica “Gaudete in Domino!” sulla gioia cristiana.

Al termine della sua vita feconda lo scritto “pensiero alla morte”, suo testamento spirituale, rimane ancora oggi un capolavoro di spiritualità, amore e dedizione per la sposa di Cristo e per l’intero genere umano.

Papa Paolo VI ha amato Brescia per ciò che aveva ricevuto. La sentiva sua e ne onorò la tradizione che la fece grande e degna del: “Brixia fidelis fidei et iustitiae”. Ne ebbe ammirazione per la sua storia e per le sue istituzioni, fino a giunger ad affermare che “tutto ciò che è cristiano, è bresciano!”; espressione che dice la ragione di una grandezza e indica una meta.

Baronio mons. Luciano, Chiecca don Claudio