Ninfe

Il risveglio delle ninfe

Nei mutevoli silenzi di questa estate arida del bisbigliare sommesso di gocce eteree, così come delle struggenti voci scomposte provocate dalle improvvise scariche roteanti dei temporali, schiacciati dai prelievi legati alle esigenze delle ormai dilaganti colture iperidrovore della pianura, abbiamo forse, nel rimestio del quotidiano, cullato qualche pensiero rivolto alla regina delle risorse. Nel torpore dei giorni si sono aperti barlumi di lucidità e il miraggio acquatico si è tinto di preziosità che per decenni avevamo dato per scontate.

L’acqua dunque, inizio della vita, pura e densamente simbolica, che ha solcato le rogge storiche del nostro territorio mute testimoni anche quando incuranti della gravità in un torbido inconscio collettivo le abbiamo soffocate di materia degradata, torna col suo rinfrescante scorrere ad aprire i sereni confronti in un dibattito che attendevamo. Il merito è dell’arte che ancora una volta ci offre il dono di un viaggio oltre il visibile attraverso creature prototipi della giovinezza in un boccio, signore della pioggia e dell’aria, della vegetazione, delle polle sorgive, dei fiumi e dei ruscelli, delle paludi, degli oceani. Il corteggio è aperto dalla schiava romana di Padernello, che portò devozione alle misteriose divinità dei boschi e delle fonti, il cui appellativo è stato scelto con suprema leggiadria per dar spessore e protezione alla “Fondazione del Castello”.
A Nymphe sono stati promessi perenni altari di zolle, lenzuola di nubi specchiate nell’acqua delle marcite, libagioni di latte e cereali versate al tramonto al lume delle torce, in antri dove s’addensano muschi imbevuti dell’umidore dei rigagnoli dispersi sotto i boschi dell’antica “Valleverde”. La seguono tre Naiadi, scaturite dalle insondabili profondità delle grotte del loro palazzo incantevole e tenebroso, dove allungate nell’infinito tessevano stoffe color porpora su telai di pietra. Richiamate alla contemporaneità, attraverso i forti connotati poetici delle forme modellate con argilla e acqua dallo scultore Cesare Monaco, sono oggi messaggere di contenuti e riflessioni. Incorniciate da capelli corvini sagomati da gorghi acquatici, lasciano che leggiamo nei loro sguardi profondi il dolore, così remoto e così attuale, per la natura annientata. Racchiuse nelle parvenze dei canoni classici della statuaria, sollecitano la nostra anima, più o meno assopita nella nebbia terrena, con inviti a ripensamenti nei confronti delle lacerazioni che il nostro tempo ha prodotto nei confronti dell’ambiente. In loro compagnia, sottili e delicate, lievitano le Pleiadi, come stormi di colombe cavalcano gli spazi del cielo, avvolgono piccoli refoli creati dalla fantasia del fresco Zefiro, percorrono distese infinite fino a dissolversi nella luminescenza delle stelle.
Anche per le ninfe cosmiche il gesto creativo del “virtuoso maestro”, che ha plasmato la materia duttile su modello dell’idea, è stato determinante per traslare dal mondo del mito, le morbide sembianze dei volti solcate da fremiti e palpiti cinti da ciocche striate di vento. Proiettate nell’azzurro ingolfato e ostile dell’attualità, annaspano in un celeste labirinto travestito da fluenti aliti respirabili. Le evocatrici dell’aria pongono l’accento su un’ essenza contaminata, un’atmosfera polverosa e satura, assaltata da una baraonda asfittica ed eclettica.
La forza espressiva di una di loro, lusingata da ritmi mentali che hanno coinvolto committenza e artista, è avanzata nitida e trionfante come un tedoforo verso la nascita di una medaglia celebrativa legata al complesso edilizio del castello di Padernello, inserito nel primo gruppo di residenze bresciane vincolate dal “Ministero” nel 1912. A cento anni di distanza nel maniero, che si erge come organismo vivo dalle acque del fossato, un “Ninfeo” accoglierà i sentimenti immateriali delle liquide custodi delle sorgenti e delle leggere sentinelle dell’etere invisibile. A noi tutti è offerta l’opportunità di staccarci dal brusìo indefinito di voci, per addentrarci nell’urgenza di un rinnovato impegno verso la sacralità che custodisce l’eterna armonia degli elementi.

Dello (Bs), Agosto 2012
Floriana Maffeis